Canne fumarie e intossicazione da monossido

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Le pagine di cronaca dei nostri quotidiani riportano, purtroppo con frequenza, notizia di innumerevoli casi di intossicazione per avvelenamento da monossido, con conseguenze spesso tragiche.

Il monossido di carbonio CO è un killer subdolo e silenzioso, non si vede e non si sente, ma è fatale soprattutto nei luoghi chiusi quando si accumula in concentrazioni letali. Essendo esso incolore, insapore, inodore e non irritante, può causare morti accidentali senza che le vittime si rendano conto di quel che sta loro succedendo. Una volta respirato, il monossido di carbonio si lega all’emoglobina del sangue con una affinità che è 220 volte superiore a quella dell’ossigeno e forma la carbossiemoglobina. Questa sostanza, al contrario dell’emoglobina, non è in grado di garantire l’ossigenazione ai tessuti, in particolare al cervello ed al cuore. La morte sopravviene pertanto per asfissia. Una concentrazione di monossido nell’aria pari a 2000-4000 parti per milione (0,2%-0,4%) provoca la morte in circa 15 minuti, dopo aver provocato perdita di conoscenza. I primi sintomi dell’avvelenamento sono l’emicrania e un senso di vertigine, purtroppo il gas provoca anche sonnolenza e questo impedisce spesso alle vittime di avvertire il pericolo.

La causa degli incidenti è  spesso imputabile a stufe, caldaie o scaldabagni difettosi o non controllati. Altre volte invece la causa è dovuta alla canna fumaria inadeguata o non più funzionale.

In un generatore di calore, sia esso a gas o a biomassa, la combustione produce dei gas tossici che devono essere evacuati all'esterno in atmosfera. E questo compito è affidato alla canna fumaria, che per ben funzionare deve essere di sezione ed altezza adeguate, priva di restringimenti, costruita con materiali e processi che garantiscano la resistenza nel tempo all'azione del calore e delle condense, regolarmente controllata e manutenzionata.

Quando la canna fumaria è invece mal dimensionata, di altezza insufficiente, mal costruita e male installata, oppure è vecchia e obsoleta, allora i fumi non vengono scaricati in sommità a tetto, ma si insinuano nelle giunzioni, permeano nelle pareti e, nel caso di canne fumarie metalliche corrose e bucate, attraversano i fori e arrivano ad invadere i locali abitati confinanti e attigui.

Altre volte invece la canna fumaria non funziona, non tira a sufficienza e allora alla caldaia o alla stufa non arriva la quantità d'aria comburente sufficiente a garantire il corretto processo di combustione, ma questa risulta incompleta per carenza di ossigeno e si forma il monossido di carbonio.

Bisogna ricordare sempre che prima di collegare un nuovo generatore di calore ad una canna fumaria pre-esistente occorre verificarne l'idoneità, controllando tra l'altro che la sezione interna sia priva di ostacoli (molto pericolosi sono i nidi di uccelli e di insetti, che spesso occludono le canne fumarie non sottoposte a regolare pulizia, almeno annuale), verificandone il tiraggio (valori inferiori a 1 pascal sono insufficienti e richiedono la chiusura dell'impianto), ed effettuando la prova di tenuta ai fumi.     

Nel caso in cui l'esito del controllo non sia completamente positivo occorre procedere al rifacimento della canna fumaria, eventualmente tramite intubamento, ossia infilando nella vecchia canna un nuovo condotto, oppure realizzando completamente la nuova canna fumaria.

Il nuovo condotto o la nuova canna devono essere ben progettati, installati correttamente nel rispetto delle normative vigenti e sottoposti a regolare manutenzione.


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